ra le oltre 900 risorse professionali selezionate nell’organizzazione dell’Universiade Napoli 2019 più di trenta arrivano dall’estero. Giovani e meno giovani. Una parte arriva dalla Grecia, ma anche da Russia, Portogallo, Usa, Cina, Gran Bretagna, Iran, Colombia, Belgio, Croazia. Karen Myers, londinese che da anni vive a Nizza, coordina i servizi alle delegazioni. “Da 30 anni mi occupo di eventi sportivi – spiega – Ho iniziato come volontaria nel 1988 ai Giochi olimpici di Seul e da allora non ho mai smesso. Questa è la mia seconda Universiade in Italia”. É stata anche nello staff di 12 Olimpiadi. “Ho iniziato questo lavoro quando a capo c’era Primo Nebiolo, una figura forte, senza di lui le Universiadi non sarebbero dove sono ora. Nebiolo era una dirigente sportivo forte e autorevole, un grande leader. Assieme a Juan Antonio Samaranch – presidente del Comitato Olimpico Internazionale dal 1980 al 2001 – è stato determinante per lo sviluppo dell’Atletica e dell’Universiade”.
Parlando dell’organizzazione dell’evento Myers dice che “non è stato facile realizzarlo”. “Abbiamo avuto solo 9 mesi – argomenta – e uno staff non numeroso, ciononostante le forze a disposizione hanno lavorato veramente bene, hanno fatto un lavoro eccezionale. Ai giovani che vogliono avvicinarsi a questa carriera consiglia di “iniziare come volontari, in questo modo – dice – si possono acquisire competenze, conoscere e farsi conoscere. Poi capire quale settore scegliere, team service, assistenza alle delegazioni, comunicazione. Fondamentale la conoscenza delle lingue, ma quello che conta di più è la passione in quello che si fa”.
Tra le giovani professionalità anche Aristea Klanac. Studia design della comunicazione a Venezia. É di Fiume in Croazia e da due mesi lavora a Napoli 2019 tra l’area delle risorse umane e i servizi alle delegazioni. “Sto imparando a lavorare con tantissime persone. Ognuna ha un approccio differente al lavoro. Ogni giorno bisogna trovare soluzioni differenti. E su Napoli aggiunge: “Da quando sono qui mi sono sentita subito a casa. Ho conosciuto tantissima gente. E poi il cibo: fantastico”.