L’Universiade a Napoli tra due anni, un fantastico miracolo che va pensato per tempo. Gianni Merlo, firma storica della Gazzetta dello Sport e presidente dell’Aips (Association Internationale de La Presse Sportive) visita gli impianti di Taipei, assiste alle gare degli italiani in gara, si confonde tra i migliaia di volontari disseminati negli impianti di gara “uno degli aspetti migliori di un Paese che cerca collocazione attraverso lo sport e con questa manifestazione sta centrando l’obiettivo”. E appare anche in mix zone, dove si respira la stessa aria degli atleti, dove c’è la competizione, “Anche se ora è palcoscenico di lancio per nuovi talenti. Negli anni Settanta, quando non c’erano Mondiali ed Europei si trattava della seconda competizione internazionale, dopo i Giochi olimpici. Ma è atmosfera più rilassata, con lo sport che andrà sempre più a intrecciarsi con la cultura, come è negli intendimenti del presidente della Fisu, Oleg Matytsin, per renderli più divertenti, umani. A partire da Napoli, tra due anni, banco di prova dello sport italiano. “I tempi per fare un buon lavoro sono stretti, specie per le infrastrutture, con stadio e palazzetti dello sport in condizioni negative, deve la città deve saper reagire in modo pratico, ci sono cose da sistemare a partire dagli impianti, ci sono 10 mila persone che dovranno muoversi contemporaneamente in modo coordinato, insomma problemi da risolvere subito, in modo poi da scatenare le innate capacità dei napoletani, che sanno far squadra e trovare soluzioni in modo quasi miracoloso. Ma stavolta il miracolo va pensato per tempo”.